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THE NEST - NEWS

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giovedì 31 ottobre 2013

Pozzallo: allarme clandestini, si denudano, molestano, non pagano nei negozi "si sentono padroni del paese"

------>> NESSUN MEDIA NE PARLA <<------
 
LA SITUAZIONE IN SICILIA E’ OLTRE IL LIMITE DELL’ORDINE PUBBLICO.
 
Luigi Ammatuna - sindaco di Pozzallo
 
Il grido d'allarme del sindaco di Pozzallo: "La città è in mano agli immigrati, molto spesso ubriachi"
 
 
Da Pozzallo - scriveva resapubblica.it  due mesi fa - centro in provincia di Siracusa, dove c'è stata un'aggressione nei confronti di un extracomunitario e dove ormai sono migliaia i clandestini sbarcati, una voce fuori dal coro spiega la drammaticità della situazione attuale.
 
La voce è quella del sindaco Luigi Ammatunache non usa mezzi termini: "Non si può lasciare la città in mano agli immigrati - sottolinea - altrimenti prima o poi accadrà qualcosa di davvero grave. La città va controllata, invece in questo momento è totalmente in mano agli immigrati".

"Il pestaggio di un giovane somalo è soltanto un episodio, fra tutti quelli che quotidianamente siamo costretti a registrare. Il Cpa è da tempo al collasso, si aspettano i trasferimenti e il pestaggio dell'immigrato somalo è la conseguenza ovvia - dichiara il primo cittadino - di ciò che andiamo dicendo da tempo".
 
Per Ammatuna in città non vi è la giusta presenza delle forze dell'ordine. "Nel centro di Pozzallo si vedono decine di immigrati che popolano la città, ma sono quasi sempre ubriachi, tendono a commettere gesti spesso incivili e poi accadono situazioni come questa del pestaggio. Non si può continuare così, capisco che le forze dell'ordine siano sottopagate ed in gravi difficoltà, ma non vi e' nessuna presenza concreta che possa intimorire gli immigrati".
 
Lunedì si terrà un vertice straordinario al comune di Pozzallo, con il prefetto e il questore, intanto il sindaco Ammatuna annuncia che: "Mi e' stato riferito dal deputato nazionale Nino Minardo che a breve verrà a Pozzallo il ministro Angelino Alfano per rendersi conto della situazione insostenibile. Sono davvero contento di questa visita annunciata, è ciò che chiediamo da tempo, abbiamo bisogno della vicinanza delle istituzioni. La città va controllata - conclude il primo cittadino - invece in questo momento è totalmente in mano agli immigrati".
 
 
OLTRE 700 PERSONE SONO OSPITATE NELLA PALESTRA COMUNALE DEL PICCOLO CENTRO DI VILLEGGIATURA DI POZZALLO.
 
QUESTE PERSONE PASSANO LA GIORNATA INVADENDO I NEGOZI, PRETENDENDO LA MERCE SENZA PAGARE, MOLESTANDO LE DONNE DEL PAESE, OVUNQUE LE INCONTRINO PER STRADA O IN SPIAGGIA.
 
OGGI
Il sindaco di Pozzallo lancia un altro grido di allarme: "AIUTO"  oltre 700 migranti affollano la cittadina, si sentono i "PADRONI DEL PAESE" si DENUDANO e chiedono di fare SESSO
chiedo "AIUTO" 
 
http://www.ilgiornaledipozzallo.it/web/cronaca/si-denudano-e-chiedono-di-fare-sesso-piu-di-700-migranti-affollano-la-citta-il-sindaco-ammatuna-chiedo-aiuto/
clicca sulla immagine per leggere la notizia
 
 


mercoledì 30 ottobre 2013

Datagate, intercettato anche il Papa Sotto controllo Yahoo! e Google

Papa Francesco
18:13 - Lo scandalo Datagate non smette di rivelare sorprese: la National security agency, secondo il settimanale Panorama, ha intercettato anche il Papa. Nelle 46 milioni di telefonate tracciate dagli Usa in Italia tra il 10 dicembre 2012 e l'8 gennaio 2013, ci sarebbero anche quelle da e per il Vaticano. E si teme che siano state captate le conversazioni fin sulla soglia del Conclave.

Il settimanale conferma quanto già anticipato nelle scorse ore dalla testata tedesca, Spiegel online, e cioè dell'esistenza di un centro di spionaggio americano a Roma. La cellula Nsa-Cia che avrebbe spiato, e forse spia ancora, i politici italiani sarebbe all'interno dell'ambasciata americana nella Capitale. Citando un documento del 2010 dell'archivio di Edward Snowden, Panorama spiega che la Nsa analizzerebbe il traffico voci e dati, intercettando i cellulari delle autorità e seguendo i flussi finanziari. La Cia prenderebbe contatto con i gestori dei sistemi di comunicazione, amministratori di database, banchieri e ingegneri che gestiscono i siti più riservati.

Padre Lombardi: "Non siamo preoccupati" - "Non ci risulta nulla su questo tema e in ogni caso non abbiamo alcuna preoccupazione in merito". Lo ha detto padre Federico Lombardi interpellato dai giornalisti a proposito delle presunte intercettazioni della Nsa che avrebbero riguardato anche il conclave dello scorso marzo.

Le Monde: "007 di Parigi e Roma davano dati alla Nsa" - Rimbalza anche sul quotidiano francese Le Monde la notizia che sarebbe stata la stessa Francia a fornire i dati degli utenti francesi alla Nsa, la National Security Agency americana, sulla base di un accordo segreto 'di amicizia' per lo scambio delle informazioni. Gli Usa avrebbero concluso una simile intesa anche con l'Italia.

A metà novembre informativa del premier alla Camera - Nella settimana che parte lunedì 11 novembre si terrà l'informativa del presidente del Consiglio sul Datagate, comunque dopo la convocazione del Copasir in materia. E' quanto emerso dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio.

El Mundo: "L'intelligence spagnola sapeva" - I servizi di intelligence spagnoli non solo erano al corrente del lavoro di spionaggio della Nsa rispetto ai cittadini iberici, ma avrebbero loro facilitato il compito, secondo quanto si evince da vari documenti filtrati dall'ex analista Edward Snowden, rivelati oggi da El Mundo.

Spiati anche Google e Yahoo! - La National Security Agency (Nsa) americana ha messo sotto controllo i data center di Yahoo! e Google, mettendosi nella posizione di poter spiare centinaia di milioni di utenti. Lo rivela il Washington Post citando documenti in possesso della "talpa" Edward Snowden. Il programma si chiama Muscular, e - spiega il quotidiano - è separato dal programma Prism. I due colossi del web si dicono fortemente preoccupati dalle nuove rivelazioni che sono state smentite dalla Nsa.

Fonte: tgcom24

Crisi. Tre suicidi in un giorno: un imprenditore e due disoccupati..!

 
TREVISO - Il male di vivere sconvolge la Marca: in un solo giorno tre uomini si sono uccisi impiccandosi. Uno era senza lavoro da tre anni, uno l’aveva appena perso, il terzo era vittima di una depressione insanabile. Ed è anche il nome più illustre: si tratta di Vittorio Ceotto, 62 anni, titolare della Old Beton di Susegana, azienda che opera nel ramo della ghiaia e del riciclaggio di inerti. Le altre due vittime sono un 48enne di Treviso e un 58enne di Cordignano afflitti anche da problemi familiari.

Vittorio, la morte come liberazione dai pesi ormai insostenibili della vita. È stata la tragica scelta di dell'imprenditore 62enne Ceotto, 62, che ieri nel tardo pomeriggio si è tolto la vita lasciando un breve messaggio ai propri cari: "Chiedo scusa. Perdonatemi se potete, ma non ce la faccio più". Ceotto era titolare della Old Beton, azienda di famiglia fondata dal padre Federico, e viveva con la moglie di seconde nozze e il figlioletto di cinque anni in via Baracca, a Colfosco. Erano circa le 17.30 quando la donna è rientrata a casa. Entrando in cucina ha visto il telefono dell'uomo appoggiato sul tavolo. Sotto il cellulare ha trovato il biglietto. In preda alla disperazione è corsa a cercarlo perlustrando tutta la casa. Qualche istante dopo, la terribile scoperta: Vittorio si era impiccato a un tubo del gas nel sottoscala dello scantinato. Quando la moglie lo ha trovato, Ceotto era ancora vivo. La donna, seppur stravolta, ha avuto la forza di chiamare i soccorsi. In pochi istanti sono arrivate ambulanza e auto medica dall'ospedale di Conegliano. Gli operatori del 118 hanno fatto diversi tentativi per rianimare l'uomo. Inutili. Da tempo Vittorio soffriva di depressione e il suo stato di salute era precario. Non era la condizione economica a preoccupare Vittorio che era un imprenditore di successo.

Gianfranco: «Sto male, ciao a tutti». Poche parole scritte a mano su biglietto per giustificare il gesto estremo. Ieri mattina Gianfranco Camerin, 58 anni, si è impiccato a una trave del gazebo nel giardino di casa, a Santo Stefano di Pinidello. Gli mancavano due anni alla pensione ma da tre era senza lavoro. Ora si stava profilando anche l'incubo di dover lasciare la casa dove aveva continuato a vivere dopo la morte della compagna, di origine tedesca, avvenuta un paio d'anni fa. I proprietari, fratelli di lei, gli avrebbero chiesto di lasciare libero l'immobile per venderlo. Ieri mattina ha deciso di farla finita: si è avvolto una corda attorno al collo e si è lasciato andare penzoloni dalla trave del gazebo. Lo hanno visto verso le 10.30 i vicini di casa che hanno dato l'allarme.

Giancarlo, le cose in famiglia non sembravano andare troppo bene e di recente avrebbe perso il lavoro. E sarebbe stato proprio il fatto di non vedere un futuro, nelle secche di una crisi economica senza fine, a spingere Giancarlo Mocci, 48enne residente nelle palazzine che sorgono attorno alla Ghirada, a togliersi la vita impiccandosi all'interno della propria abitazione. La scoperta è stata fatta ieri, pochi minuti prima dell'una, da un conoscente dell'uomo, insospettitosi per la mancanza di risposte. Il 48enne viveva da solo e, a quanto pare, vedeva la moglie e i due figli solo di tanto in tanto.

Fonte: ilgazzettino 23.10.2012

Tunisini in rivolta. lampedusani: "Dovete andare via BASTARDI"; e cercano di linciarli

Vergogna dei mass-media: questo articolo risale al 2011, purtroppo oggi tutto questo a Lampedusa accade tutti i giorni o quasi, nessuna notizia viene divulgata ai Tg di Stato.
Si guardano bene ad andare contro il potere politico del Padrone. Mentre, ci informano che durante le notti ci sono stati altri "salvataggi" di "naufraghi" clandestini che sono stati fatti sbarcare sulle nostre coste siciliane, nessuna notizia viene data sulle rivolte degli immigrati "ospiti" e sugli scontri tra lampedusani, tunisini e forze dell'ordine.
 
 
 
21.09.2011 - 00:15 - Sale la tensione tra immigrati e cittadini a Lampedusa. Un gruppo di tunisini ha rubato dal centro di accoglienza alcune bombole di gas e le ha portate nei pressi di una pompa di benzina al porto vecchio, minacciando di farle saltare in aria. E' stato necessario l'intervento di polizia e carabinieri per disperdere la folla inferocita, che ha tentato di linciare gli immigrati. Per le strade dell'isola è caccia al tunisino. Dieci i feriti.

Dal ministero degli Interni: "Entro 48 ore clandestini via"
Entro le prossime 48 ore tutti i clandestini presenti a Lampedusa saranno trasferiti per essere poi rimpatriati. Lo assicura il Sottosegretario all'Interno con delega all'immigrazione e asilo, Sonia Viale. "Gli atti vandalici e le rivolte poste in essere dai cittadini tunisini a Lampedusa nascono dalla loro consapevolezza di essere rimpatriati. Tali episodi di inaccettabile violenza non modificano il piano dei rimpatri, che prosegue e non subirà allentamenti", ha aggiunto.

Quasi tutti i tunisini sono rientrati nel centro

Sono rientrati nel centro accoglienza di Lampedusa quasi tutti i tunisini. Gli immigrati, spiegano alcuni agenti, sono rientrati nel Cpa di loro iniziativa, probabilmente preoccupati anche dall'ostilità di molti lampedusani.

Medici senza frontiere: grave la situazione igienica
I Medici senza frontiere hanno dato la loro assistenza nelle operazioni di soccorso di queste ore e denuncia una situazione igienica preoccupante. L'incendio nel Cpa di Lampedusa, dicono, si è sviluppato nella zona chiusa dle centro, dove gli immigrati sono trattenuti da giorni, sperimentando restrizioni all'accesso di servizi di base come l'assistenza sanitaria e legale. Medici senza frontiere, che più volte ha denunciato le inadeguate condizioni igieniche e di accoglienza dei centri, soprattutto in situazione di sovraffollamento, esprime "preoccupazione per la sicurezza di soggetti vulnerabili quali donne incinte e persone disabili che dovrebbero essere ospitate in strutture adeguate".

Caccia al tunisino per le strade dell'isola
Ronde di lampedusani vanno in giro per l'isola a caccia di tunisini, dopo gli scontri di stamattina. La tensione per le strade è alta, mentre i turisti prendono il sole nelle spiagge. Un lampedusano ha preso a calci un tunisino in fondo a via Roma, sotto gli occhi della polizia in tenuta antisommossa che è subito intervenuta, caricando l'immigrato nel furgone di Lampedusa accoglienza.

Tunisini minacciati di linciaggio
La Guardia di finanza ha caricato su un furgone i sei tunisini rimasti bloccati nel distributore di benzina dove avevano minacciato di fare esplodere delle bombole di gas e dove è avvenuto lo scontro a lanci di pietre con alcuni abitanti dell'isola. I lampedusani hanno anche tentato di linciare gli immigrati. Nella pompa di benzina la tensione rimane alta, la gente inveisce contro i giornalisti costringendoli ad allontanarsi.

Almeno una decina i feriti
Finora ci sono almeno una decina di feriti negli scontri di Lampedusa. Tra loro finanzieri, poliziotti e soprattutto tunisini, come spiega il responsabile sanitario Pietro Bartolo: "Sono in tutto una decina. Nessuno è in gravi condizioni, tranne un tunisino che ha riportato un trauma facciale a altri in diverse parti del corpo. E' lucido e con le cure adeguate si riprenderà". L'uomo è stato trasferito in elicottero in un ospedale di Palermo.

In salvo i tunisini disabili
"In una situazione che è diventata ormai estremamente pericolosa per tutti, l'Oim e le altre organizzazioni umanitarie a Lampedusa sono riuscite a mettere al sicuro un piccolo gruppo di immigrati disabili ospitati nel centro". Parola di Flavio Di Giacomo, responsabile comunicazione dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni. Nella struttura c'erano otto tra paraplegici, sordomuti, che ieri erano stati aiutati a scappare. I disabili sono stati portati nella base Loran, dove al momento la situazione è tranquilla.

Turco: "Governo faccia qualcosa"
"La situazione dopo la rivolta di ieri nel centro di accoglienza di Lampedusa e i violenti scontri che oggi si stanno verificando in diverse zone della città tra tunisini e polizia, desta enorme preoccupazione. La situazione è divenuta esplosiva perché il governo fa tutto meno che svolgere i propri compiti". Lo scrive in una nota Livia Turco, presidente forum Immigrazione del Partito Democratico secondo cui "le rassicurazioni date giorni fa al sindaco De Rubeis dal ministro Maroni, al fine di riportare alla normalità la situazione nel centro di accoglienza, si sono, come visto ieri, rivelate infondate".

Gravi scontri tra forze dell'ordine e immigrati
Scontro fra le forze dell'ordine in assetto antisommossa e gli immigrati che erano ospiti del centro di prima accoglienza dell'isola, dove ieri è scoppiato un incendio. Dalla struttura in muratura vicino alla pompa di benzina dell'isola si vedono gli immigrati che vengono presi a manganellate dagli agenti e che cadono da circa 3 metri di altezza.

Sindacato polizia: "Delittuosa superficialità del governo"

"Il dramma che si sta consumando in queste ore a Lampedusa, con lo scoppio di una vera e propria guerra che sta gettando nel terrore i cittadini dell'isola, è l'ennesima prova dell'incapacità del governo di affrontare in maniera seria ed efficace il problema dell'immigrazione". Lo afferma Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp - il Sindacato Indipendente di Polizia. "L'immobilismo, la negligenza, l'improvvisazione, la superficialità con cui si tratta il problema della permanenza degli immigrati nei centri di accoglienza - prosegue Maccari - assume caratteri delittuosi. Fa troppo comodo, forse, mantenere una costante situazione di emergenza dietro la quale si nasconde un business dai fatturati stratosferici".

"Se ci scapperà il morto, - conclude Maccari - sappiano quei politici che oggi dormono o stanno a guardare, che non accetteremo lacrime istituzionali o inutile solidarietà. Tutelino oggi l'incolumità degli uomini e delle donne delle Forze dell'Ordine, ponendo finalmente fine a questo scandalo che rappresenta l'ennesima vergogna dell'Italia agli occhi del mondo".
  
 
Lampedusani aggrediscono un tunisino.
Due giovani hanno avvicinato un tunisino e lo hanno picchiato. Immediatamente sono intervenuti i poliziotti e i finanzieri che si trovavano nei pressi e hanno fatto da scudo all'immigrato. "Ve ne dovete andare, bastardi - gridano i lampedusani ai tunisini - avete rovinato un'isola. Non vi vogliamo più'". Intanto il gruppo di tunisini che aveva rubato le bombole di gas è ancora sorvegliato a vista preso il distributore di benzina per evitare che i lampedusani li possano aggredire. Alcuni di loro hanno delle ferite al volto.
 

martedì 29 ottobre 2013

G20 Russia 2013: “Putin regalò gadget truccati per spiare i leader mondiali”

La rivelazione, come riportato da Corriere della Sera e Stampa, grazie ai sospetti del presidente del Consiglio europeo van Rompuy che di ritorno dal meeting internazionale ha fatto controllare le chiavette Usb consegnate dai russi. Le indagini sono ancora in corso e non è chiaro chi sia stato effettivamente controllato
 
Vladimir Putin
Gadget truccati per spiare i leader mondiali. Al vertice G20 dello scorso settembre a San Pietroburgo, come riportano Corriere della Sera e La Stampa, i russi hanno regalato ai leader mondiali gadget spia. Nel pieno caos Datagate che ha investito il mondo diplomatico internazionale, nuove rivelazioni mostrano come anche i russi abbiano cercato di entrare in possesso di informazioni riservate. Ma dal Cremlino arriva la smentita. “Un chiaro tentativo di sviare l’attenzione da un problema realmente esistente, l’attività di spionaggio Usa oggetto di discussione ora tra le capitali europee e Washington”, ha commentato Dmitri Peskov, portavoce di Vladimir Putin.

Gli oggetti trappola sarebbero chiavette Usb e cavi Usb che servono per captare i dati del computer e del cellulare. L’allarme sarebbe partito qualche giorno dopo l’incontro dal presidente del Consiglio europeo Herman van Rompuy, il quale ha consegnato i gadget ai funzionari della sicurezza, che avrebbero chiesto poi un aiuto ai servizi tedeschi. Dalle analisi sarebbe emerso che chiavetta e cavo Usb ricevuti in regalo in Russia servivano a controllare i dati contenuti in portatili e telefonino. Il termine tecnico è quello di ‘trojan horse‘ (“cavallo di Troia”) e indica un virus informatico che, nascosto dentro un programma all’apparenza utile, viene installato dallo stesso utente. La Stampa sottolinea che l’indagine tecnica affidata ai tedeschi è ancora in corso e che non è chiaro se tutti i presenti al vertice abbiano ricevuto gli stessi gadget spia.

Alla fitta rete di intercettazioni e controlli orchestrati dagli Stati Uniti, si aggiunge un nuovo capitolo firmato Vladimir Putin. L’episodio recente, risale solo al 5 settembre scorso quando le potenze internazionali si incontrarono a Mosca. Sul tavolo la guerra in Siria e l’ospitalità offerta dalla Russia alla talpa dei Servizi segreti Edward Snowden. E durante la discussione tra i leader mondiali, arriva la notizia che gli Usa avrebbero ascoltato le conversazioni dei presidenti di Brasil e Messico. Una situazione diplomatica al limite della tensione, ma che non avrebbe impedito a Putin di orchestrare i tentativi di spionaggio.

Fonte > ilfattoquotidiano

Silvio Berlusconi: due anni di interdizione dai pubblici uffici. Ecco le motivazioni

Silvio Berlusconi
 
Depositate le motivazioni dei giudici di Appello di Milano, che poche settimane fa hanno ricalcolato a due anni l’interdizione dai pubblici uffici dopo la sentenza Mediaset. Ecco il documento integrale:

SVOLGIMENTO DEL PROCESSOBerlusconi Silvio è stato condannato per il reato di frode fiscale commesso in concorso con altri, già giudicati in via definitiva, con riferimento alle dichiarazioni dei redditi di Mediaset s.p.a. relative agli anni 2002-2003, essendo gli stessi reati relativi agli anni precedenti estinti per prescrizione. La Corte d’Appello di Milano in data 8/5/2013, confermando la sentenza del Tribunale di Milano del 26/10/2012, ha, infatti, condannato Berlusconi alla pena principale di 4 anni di reclusione (condonata nella misura di tre anni) e alle seguenti pene accessorie: interdizione dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese e incapacità di contrattare con la P.A., per la durata di anni 3; interdizione dalle funzioni d rappresentanza e assistenza in materia tributaria per la durata di anni 4; interdizione perpetua dall’ufficio di componente di commissione tributaria; interdizione dai pubblici uffici per la durata di anni 5.

In questa sede, la Corte d’Appello di Milano è chiamata a decidere, su rinvio dalla Corte di Cassazione, che con sentenza in data 1/8/2013 ha annullato la citata sentenza della Corte d’Appello meneghina, limitatamente alla statuizione relativa all’applicazione, nei confronti di Berlusconi Silvio, della pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per la durata di anni 5, per violazione dell’art. 12 co. 2° della L. 74/2000 ed ha disposto che altra sezione della Corte milanese ridetermini la suddetta pena accessoria nei limiti fissati dall’art. 12, ai sensi dell’art. 133 c.p.. La Suprema Corte infatti, in accoglimento parziale del 46° motivo di ricorso formulato dai Difensori di Berlusconi, ha rilevato che, in materia di frode fiscale ex art. 2 L. 74/2000, le pene accessorie devono essere determinate, in ogni caso, alla luce della normativa speciale di cui all’art. 12 della medesima legge (anche nell’ipotesi in cui la pena principale inflitta superi – come nel caso in esame- quella di tre anni di reclusione) e non dell’art. 29 c.p., come ritenuto, invece, dalla Corte territoriale.

All’udienza del 19/10/2013, celebrata in assenza di Berlusconi Silvio, svolta l’esposizione introduttiva, il P.G. ha chiesto che la durata della pena accessoria della interdizione dai Pubblici Uffici, nei confronti dell’imputato, sia determinata in anni due, ritenendo opportuno parametrare la durata della pena accessoria all’entità di quella principale inflitta. La Difesa di Berlusconi ha preliminarmente chiesto l’acquisizione di varia documentazione (prodotta in udienza), attestante la pendenza del ricorso da quest’ultimo presentato innanzi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

Ha, poi, eccepito l’incostituzionalità dell’art. 13 del Decreto Legislativo n. 235/2012, (cd. Legge Severino), per violazione dell’art. 25 della Costituzione; Ha, infatti, sostenuto che la predetta normativa – già ritenuta applicabile al caso de quo dal Senato della Repubblica – avrebbe comportato un riordino globale della disciplina riguardante l’applicazione della pena accessoria della interdizione temporanea dai pubblici uffici, con implicita abrogazione dell’art. 28 co. 2° n.1) c.p., che prevede in sede penale la perdita del diritto di eleggibilità e di ogni altro diritto politico. In particolare – ha rilevato la Difesa dell’imputato – la “legge Severino”, disciplinando, all’art. 13, la durata del periodo di incandidabilità del condannato, ha previsto che lo stesso debba avere una durata minima di 6 anni (aumentabile di un terzo nel caso in cui il reato presupposto sia stato commesso con abuso di poteri o con violazione dei doveri connessi al mandato elettivo).

Nel sistema della legge, l’irrogazione della sanzione in esame – ad avviso della Difesa di Berlusconi – sarebbe, tuttavia, riservata non già dall’Autorità Amministrativa ma a quella Giudiziaria, con conseguente reformatio in pejus della disciplina prevista, in materia, dal vigente codice penale e dallo stesso D. L.vo n° 74/2000; più precisamente, la norma in esame consentirebbe di irrogare, a carico del condannato, una sanzione accessoria di incandidabilità in misura di gran lunga superiore a quella della interdizione dai P.U. prevista, invece, dal codice penale e dalla predetta legge speciale n. 74/2000.

Dall’applicazione della citata normativa deriverebbe, quindi, sempre a giudizio della Difesa di Berlusconi, una evidente violazione dell’art. 25 della Costituzione. La Difesa di Berlusconi ha, poi, evidenziato l’opportunità di attendere nel presente giudizio, in ogni caso, l’esito della decisione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo sul ricorso presentato dell’imputato che ha lamentato, in quella sede, la violazione del principio di legalità della pena. La Difesa ha, infine, sollevato questione di costituzionalità dell’art. 13 D. L.vo n° 74/2000, per violazione dell’art. 3 della Carta Costituzionale, per disparità di trattamento.

Sul punto, il Difensore di Berlusconi ha, invero, rilevato che l’art. 13 del D. L.vo. cit. prevede la concessione di una circostanza attenuante e l’esclusione dell’applicazione delle pene accessorie di cui all’art. 12 della medesima legge, nell’ipotesi in cui “prima della dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado, i debiti tributari relativi ai fatti costitutivi dei delitti medesimi siano stati estinti mediante pagamento, (anche a seguito di procedure conciliative o di adesione all’accertamento previste dalle norme tributarie)”. La Difesa ha, invero, sottolineato che, nel caso di specie, l’imputato, essendo divenuto, all’epoca dei reati, estraneo all’amministrazione ed alla effettiva gestione della società Mediaset, non avrebbe potuto indurre la debitrice di imposta ad eseguire il pagamento del debito tributario, così consentendogli di beneficiare del trattamento più favorevole preveduto dal richiamato art. 13 D.L.vo 74/2000. Tale norma – a giudizio del Difensore – consentendo ai soli amministratori di società di poter efficacemente estinguere il debito di imposta della società, determinerebbe un’ingiustificata disparità di trattamento nei confronti di coloro i quali, divenuti, come Berlusconi, estranei alla amministrazione della società, non potrebbero beneficiare dell’effetto premiale della predetta norma.

Il richiamato art. 13 D. L.vo n° 74/2000, prevedendo, inoltre, ai fini della configurabilità della predetta attenuante e dell’esclusione delle sanzioni accessorie, con riferimento all’epoca del pagamento del debito tributario, uno sbarramento temporale (- l’apertura del dibattimento di primo grado-), sarebbe – a giudizio della Difesa di Berlusconi Silvio – ulteriormente discriminante nei confronti degli imputati destinatari successivamente all’apertura del dibattimento, di una contestazione suppletiva che, ove formulata, invece, anteriormente alle ricordate formalità di apertura del dibattimento, gli avrebbe consentito di estinguere il debito tributario, con i ricordati effetti premiali.

MOTIVI DELLA DECISIONE
Si osserva, preliminarmente, che la documentazione prodotta dalla Difesa dell’imputato nel corso dell’odierna udienza è priva di rilevanza ai fini del decidere sulla questione oggetto del disposto rinvio dalla S.C. La pendenza del ricorso proposto da Berlusconi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, riguardante l’ipotizzata retroattività della Legge Severino, non incide in alcun modo sull’applicabilità, nel caso di specie, della disciplina prevista dall’art. 12 L. 74/2000. In questa sede non si verte sull’applicazione o meno della disciplina della cd. legge Severino che, peraltro, per quanto sarà evidenziato nel prosieguo della presente motivazione, ha un ambito di applicazione distinto, ben diverso e certamente non sovrapponibile con quello – oggetto del presente giudizio di rinvio- afferente l’applicazione della pena accessoria di cui all’art. 12 del D. L.vo n° 74/2000.

Secondo il principio di diritto stabilito dalla ricordata sentenza della Corte di Cassazione, ogni altra questione relativa alla sussistenza del reato, alla responsabilità dell’imputato, all’entità del trattamento sanzionatorio, all’applicabilità delle pene accessorie esorbita dal potere decisionale di questa Corte; ogni altra questione, diversa da quella devoluta, è, pertanto, definitivamente coperta dal “giudicato” derivante dal rigetto da parte della Corte di Cassazione di tutti i motivi di ricorso, diversi da quello n. 46, del ricorrente Berlusconi.

Entrambe le eccezioni di incostituzionalità sollevate dalla Difesa vanno innanzitutto respinte in quanto irrilevanti nel presente giudizio, essendo volte l’una a contestare l’applicabilità della disciplina di cui all’art. 12 L. 74/2000, applicabilità riconosciuta, invece, in via definitiva, dalla S.C. e, quindi, dalla sentenza passata in giudicato, e l’altra a sostenere l’incostituzionalità di una disciplina premiale (art. 13 L.74/2000) la cui applicabilità, nel caso concreto, alla luce della ricordata decisione dei Giudici di legittimità, esorbita dal disposto rinvio e deve ritenersi oramai non più consentita, all’esito del predetto giudicato.

Si rileva, in ogni caso, che entrambe le eccezioni sono infondate. La prima questione di costituzionalità sollevata dalla Difesa Berlusconi è, invero, fondata sull’erroneo presupposto che l’art. 13 della cd. Legge Severino contenga un riordino globale della disciplina della interdizione temporanea dai Pubblici Uffici. L’assunto difensivo non è condivisibile. La Legge Severino si intitola “Testo Unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi “; Tutta la normativa in essa contenuta mira a definire le ipotesi in cui coloro che hanno subito determinate condanne penali non possono candidarsi nelle liste elettorali in occasione delle elezioni della Camera e del Senato della Repubblica (art. 1), nelle elezioni del Parlamento Europeo (art.4), nelle elezioni regionali (art. 7) e non possono assumere cariche di Governo; La legge in esame disciplina, inoltre, l’ipotesi in cui la sentenza di condanna intervenga a carico di taluno nel corso del suo mandato elettorale.

Tutto ciò rende evidente che la condanna penale è presa in considerazione come presupposto per la incandidabilità del soggetto ovvero per la valutazione della sua decadenza dal mandato elettorale conferitogli e che la sussistenza o la sopravvenienza della condanna penale per determinati reati creano una sorta di status negativo del soggetto che ne impediscono la candidabilità. Ne consegue che la normativa in questione non riguarda le pene accessorie e ciò emerge chiaramente dal tenore letterale del primo comma dell’art. 13, intitolato alla “durata della incandidabilità”; tale norma stabilisce che “l’incandidabilità…decorre dalla data del passaggio in giudicato della sentenza stessa ed ha effetto per un periodo corrispondente al doppio della durata della pena accessoria della interdizione temporanea dai pubblici uffici comminata dal giudice. In ogni caso l’incandidabilità , anche in assenza di una pena accessoria, non è inferiore a sei anni”.

E’ allora evidente che il legislatore, con la cd. legge Severino, non ha inteso sostituire – come sostenuto, invece, dalla Difesa di Berlusconi – la disciplina di durata delle pene accessorie previste dal codice penale e dalla L. 74/2000, ma ha tenuto ben distinte le differenti discipline: da un lato, le pene accessorie penali che devono essere irrogate dall’Autorità Giudiziaria e, dall’altro, la sanzione di incandidabilità, discendente dalle sentenza di condanna, riservata all’Autorità Amministrativa. Non è neppure revocabile in dubbio che l’Autorità competente ad irrogare tale ultima sanzione (ben diversa da quella penale) sia l’Autorità Amministrativa e non l’Autorità Giudiziaria, come si evince dalla stessa L. Severino (artt.2 e 3) che attribuisce tale competenza all’Ufficio elettorale regionale, in fase di procedimento di elezione e di nomina, ovvero direttamente alla Camera di appartenenza del destinatario della sanzione, ai sensi dell’art. 66 della Costituzione, in caso di condanna intervenuta nel corso di mandato elettivo.

Può, quindi, convincentemente sostenersi che nessuna implicita abrogazione delle norme del codice penale e del D. Lvo n° 74/2000 in tema di interdizione dai P.U. sia stata effettuata con la cd. Legge Severino, norme che, al contrario, vengono utilizzate come parametro per la determinazione della durata dello status di incandidabilità. Non appare, del resto, fondata la questione di costituzionalità in esame, sollevata dalla Difesa, sotto il profilo della violazione del principio di legalità, in quanto l’attribuzione dello status di incandidabile ad un soggetto condannato per determinati reati non integra alcuna sanzione penale accessoria di durata maggiore (perché è previsto un minimo di 6 anni) rispetto a quanto precedentemente previsto dall’art. 12 della legge speciale n.74/2000.

Parimenti infondata è la seconda questione di costituzionalità. Sul punto, si osserva che il trattamento favorevole previsto dall’art. 13 L. 74/2000 è concesso solo a condizione che prima dell’apertura del dibattimento “i debiti tributari siano stati estinti, …anche a seguito delle speciali procedure conciliative o di adesione all’accertamento previste dalle norme tributarie”. Nel caso di specie, non esiste innanzitutto prova alcuna (neppure allegata) di tale estinzione. La difesa di Berlusconi si è, invero, limitata a produrre in causa una mera “proposta di adesione” alla “Conciliazione extragiudiziale” formulata solo in data 11/9/2013, con previsione di rateizzazione dei pagamenti a partire dal 22/10/2013 con scadenza al 22/7/2016. Va, invece, sottolineato che “in tema di reati finanziari, l’attenuante speciale del pagamento del debito tributario, prevista dall’art. 13 D.Lgs. 10 marzo 2000, n. 74, non è applicabile in caso di adesione all’accertamento, atteso che il suo riconoscimento è subordinato all’integrale estinzione dell’obbligazione tributaria mediante il pagamento anche in caso di espletamento delle speciali procedure conciliative previste dalla normativa fiscale”. (Sez. 3, Sentenza n. 176 del 05/07/2012 Ud. (dep. 07/01/2013 ) Rv. 254146).

La documentazione della semplice proposta di adesione non costituisce comunque presupposto per l’applicazione della disciplina di cui all’art. 13 L. 74/2000 e non è pertanto sufficiente, ex se, per fruire dell’eventuale trattamento premiale di cui all’art. 13 del D. Lvo in esame. E tanto va detto senza trascurare di evidenziare che, ove anche si volesse prescindere dalle (assorbenti) considerazioni innanzi svolte in ordine alla irrilevanza della mera proposta di adesione alla conciliazione formulata dal debitore tributario, si dovrebbe, in ogni caso, rilevare l’infondatezza della questione di costituzionalità, così come proposta. Nulla precludeva, invero, a Berlusconi Silvio, estraneo alla formale gestione della società, di attivarsi personalmente per estinguere il debito tributario in questione, gravante su Mediaset s.p.a. L’art. 13 del decreto legislativo in esame, a differenza dell’art. 62 n° 6 del codice penale che disciplina un’attenuante di carattere squisitamente soggettivo, non esige che il pagamento del debito tributario avvenga ad opera dell’obbligato, consentendo, invece, che l’adempimento possa essere effettuato anche da terzi (o, meglio, da persone diverse dal formale soggetto passivo della pretesa tributaria); la norma pretende, infatti, l’oggettivo pagamento del tributo, senza riferirlo alla condotta del soggetto; unico limite è lo sbarramento temporale dell’adempimento, che deve comunque intervenire “prima della dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado”.

Non può quindi ora l’imputato dolersi del mancato tempestivo pagamento, da parte dei formali amministratori delle sue società, del predetto debito di imposta che ben avrebbe potuto estinguere personalmente. Il fatto infine che il presente reato sia stato frutto di una contestazione suppletiva in corso di dibattimento non impediva certamente a Berlusconi di provvedere immediatamente al pagamento del debito tributario con richiesta in sede di giudizio dell’applicazione della disciplina più benevola o , in caso di rigetto della richiesta, di riproporre la questione con i motivi di appello; ogni questione o eccezione sollevata sul punto in questa sede è tardiva ed inammissibile, perché – si ripete – nel presente giudizio di rinvio non si può più discutere sull’an dell’applicazione delle pene accessorie, ma solo sul quantum, essendo la decisione sull’an già coperta da giudicato.

Esaminando ora il reale oggetto del presente giudizio, si osserva che la condotta ascritta all’imputato consiste in una complessa attività finalizzata a realizzare un’imponente evasione fiscale. E’ stato accertato con le sentenze di primo e secondo grado, passate al vaglio della Suprema Corte e quindi divenute definitive, ad eccezione della determinazione della durata della pena accessoria della interdizione dai Pubblici Uffici, che fin dalla seconda metà dagli anni ’80, epoca in cui Berlusconi era presidente della Fininvest, era stato ideato e organizzato un sistema in forza del quale le sue società acquistavano diritti di trasmissione televisiva a prezzi artificiosamente lievitati a causa del passaggio dei diritti stessi attraverso una serie di società infragruppo, prima, e società solo apparentemente terze, poi; i passaggi intermedi erano privi di funzione commerciale e quindi solo strumentali all’esposizione nelle dichiarazioni dei redditi delle società di costi gonfiati, con il conseguente risultato di abbassare il reddito relativo e di evadere quindi le imposte.

A partire dal 1994, epoca in cui la società Mediaset è stata quotata in borsa, nel periodo oggetto del giudizio, il meccanismo è rimasto sostanzialmente invariato, se pur realizzato attraverso altri soggetti, tra cui principalmente la IMS società maltese, controllata al 99% da Mediaset . L’imputato è stato ritenuto ideatore, organizzatore del sistema e fruitore dei vantaggi relativi. Compito di questa Corte – come ripetutamente ricordato – è di determinare la durata della pena accessoria nella forbice di durata prevista dall’art. 12 L.74/2000, da uno a tre anni, alla luce dei parametri di cui all’art. 133 c.p.: quindi della valutazione della gravità del fatto e della personalità dell’imputato.

L’oggettiva gravità del fatto deriva: dalla complessità del sistema creato anche per poter più facilmente occultare l’evasione, sistema operante in territorio mondiale, attraverso numerosi soggetti, società fittizie di proprietà di Berlusconi o di fatto facenti capo a Fininvest, e attraverso un meccanismo di contrattazione secretata (creazione di contratti “master” e subcontratti ); dalla durata del protrarsi dell’illecito sistema, ideato a partire dalla metà degli anni ’80, trasformato dal 1995 con la creazione tra l’altro della International Media Service, società maltese di fatto gestita dalla vecchia struttura di Finvest Service di Lugano, e sfruttato ancora ai fini della presentazione delle dichiarazioni dei redditi qui esaminate; dalla gravità del danno provocato all’Erario e quindi allo Stato , danno che solo per i due anni sopravvissuti alla prescrizione ammonta a 7 milioni e 300.000 euro.

Sotto il profilo soggettivo va valutato che gli accertamenti contenuti nella sentenza della Corte d’Appello, divenuta definitiva ad eccezione del capo qui esaminato, dimostrano la particolare intensità del dolo dell’imputato nella commissione del reato contestato e perseveranza in esso. In particolare la sentenza ha definitivamente accertato che Berlusconi è stato l’ideatore ed organizzatore negli anni ’80 della galassia di società estere, alcune delle quali occulte, collettrici di fondi neri e – per quanto qui interessa – apparenti intermediarie nell’acquisto dei diritti televisivi; lo stesso Berlusconi ha continuato ad avvantaggiarsi del medesimo meccanismo anche dopo la quotazione in borsa di Mediaset nel 1994, pur essendo state parzialmente modificate le società intermediarie, in particolare con la già citata costituzione di IMS, avvalendosi sempre della collaborazione dei medesimi soggetti a lui molto vicini: Lorenzano e Bernasconi, quest’ultimo finché in vita; tant’è vero che in quel periodo Berlusconi aveva continuato a partecipare alle riunioni “per decidere le strategie del gruppo”.

A ciò si deve anche aggiungere che il ruolo pubblicamente assunto dall’imputato, non più e non solo come uno dei principali imprenditori incidenti sull’economia italiana, ma anche e soprattutto come uomo politico, aggrava la valutazione della sua condotta. Alla luce di tali considerazioni si ritiene che anche la durata della pena accessoria della interdizione dai pubblici uffici debba essere commisurata alla oggettiva gravità dei fatti contestati e quindi non possa attestarsi sul minimo della pena. Pare corretto rapportare il criterio di determinazione della durata della pena accessoria allo stesso criterio utilizzato dalla Corte nella determinazione della pena principale: così come tale pena è stata determinata in misura media, con riduzione di un terzo rispetto al massimo previsto dalla legge, così anche la pena accessoria può essere determinata in misura inferiore di un terzo rispetto al massimo di 3 anni previsti dalla legge. Va, pertanto, applicata, nei confronti dell’imputato la pena accessoria della interdizione dai pubblici uffici per il periodo di tre anni.

 P.Q.M.visti gli articoli 627, 605 c.p.p., 12 e ss. D. L.vo 10 marzo 2000 n° 74; decidendo in sede di rinvio dalla S.C. di Cassazione in data 1 agosto 2013; in parziale riforma della sentenza del Tribunale di Milano in data 26 ottobre 2012,

DETERMINAin anni due la durata della interdizione dai pubblici uffici disposta nei confronti di Berlusconi Silvio.

Così deciso in Milano il 19 ottobre 2013

Il CONSIGLIERE Est. IL PRESIDENTE
(dr. Maria Rosaria Mandrioli) (dr. Arturo Soprano)

Fonte > ilfattoquotidiano

lunedì 28 ottobre 2013

Roma: prostitute a 14 anni ai Parioli. Mamma e social net: i mostri

 
Tre romani adescano in rete una ragazzina e la trasformano in una perfetta macchina da sesso. Giovanissima, convince una compagna di scuola a seguirla in un appartamento dove ricevevano i clienti contattati tramite annunci on line. A quel punto la madre della più grande, insospettita dal denaro che aveva la figlia e dall'estrema aggressività scopre che si vende e denuncia tutto ai carabinieri. E i militari scoprono che la prima ragazzina era gestita addirittura dalla mamma che tratteneva parte del guadagno. E alle due studentesse con i soldi in tasca la droga non mancava.

I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP presso il Tribunale di Roma, Maddalena Cipriani, su richiesta dei PM della Procura della Repubblica di Roma, Maria Monteleone e Cristiana Macchiusi, nei confronti di 5 persone, tutti cittadini italiani (D.S. cl. 1970, I.M. cl. 1975, P.N. cl. 1979, S.R. cl. 1978 e D.M. cl. 1984), ritenuti responsabili, a vario titolo, dello sfruttamento della prostituzione esercitata da due ragazze italiane, minorenni, di anni 14 e 15 che, negli ultimi giorni, si svolgeva in un appartamento di viale Parioli a Roma.

Le indagini sono state avviate dai militari di via in Selci a seguito della denuncia presentata presso una Stazione Carabinieri dalla madre di una delle due minori, esasperata dall’inconsueta aggressività comportamentale della figlia e dalla sua ingiustificata disponibilità economica che ne aveva portato, peraltro, l’allontanamento volontario da casa.

Le immediate indagini eseguite sulla vicenda dai Carabinieri di via in Selci, facevano emergere come la minore era stata adescata tramite social network, in tempi diversi, da tre uomini (P.N., S.R. e I.M.) che la avevano avviata alla prostituzione, procacciandole clienti e trattenendo una percentuale sui compensi ricevuti per gli incontri mercenari. La minore aveva quindi convinto una sua compagna di scuola a seguire la stessa strada.

Negli ultimi tempi la prostituzione delle due minori era “gestita” da I.M., che aveva adibito a casa chiusa un appartamento sito in viale Parioli, e che provvedeva a tutte le incombenze connesse con la gestione dei clienti, reperiti mediante inserzioni su siti di incontri on line, in cui le due ragazze venivano spacciate per maggiorenni.

In pochi giorni di monitoraggio i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma hanno documentato come le due giovani esercitavano la prostituzione quasi tutti i pomeriggi, dopo scuola e utilizzavano il denaro guadagnato anche per l’acquisto di stupefacenti per uso personale.

In considerazione della gravità della situazione, appena acquisiti gli indizi di colpevolezza a carico delle persone coinvolte, la Procura della Repubblica di Roma ha richiesto e ottenuto con urgenza, dal competente G.I.P., l’adozione di una misura cautelare per interrompere immediatamente le condotte delittuose in atto.

Tra i gravi reati contestati a vario titolo agli indagati, vi è l’induzione e lo sfruttamento della prostituzione minorile, la produzione di materiale pedopornografico connessa alla realizzazione di immagini delle minori in atteggiamenti sessualmente provocanti al fine di procacciare clienti, lo sfruttamento della prostituzione di donne maggiorenni attuato parallelamente da P.N. e I.M..

Tra le persone arrestate figura: uno dei clienti (D.M.), indagato anche di produzione di materiale pedopornografico e tentata estorsione, in quanto essendo certamente consapevole della minore età di una delle ragazze, tentava un’estorsione ai suoi danni, richiedendo il pagamento di una somma di denaro (1500 Euro) per non divulgare dei video da lui effettuati e ritraenti gli incontri sessuali con la predetta; la madre della seconda minorenne (D.S.) la quale era a conoscenza dell’attività della figlia da cui riceveva parte dei proventi ricavati.

Nel corso dell’operazione i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma hanno effettuato numerose perquisizioni domiciliari anche nei confronti dei soggetti identificati come clienti delle due minori, indagati del reato di cui agli art. 600 bis e 602 ter del Codice Penale, per avere avuto rapporti sessuali con persone minori dietro corrispettivo in denaro.

L’appartamento di viale Parioli è stato sequestrato. Le due ragazze dopo essere state sentite con modalità protette presso la Procura della Repubblica di Roma saranno affidate ai familiari.

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da affaritaliani.it - Guarda il  video

 

Roma, 21enne si butta dall'11° piano: "Sono gay, l'Italia faccia i onti con se stessa"

 
«Sono gay»: queste le parole che un giovane di 21 anni avrebbe lasciato scritte in una lettera prima di gettarsi nel vuoto. È successo nella notte tra sabato e domenica in un comprensorio sulla via Casilina, l’ex pastificio Pantanella che oggi ospita uffici e appartamenti. Il ventunenne si è suicidato gettandosi dall’undicesimo piano dell’edificio: «L’Italia è un Paese libero ma esiste l’omofobia e chi ha questi atteggiamenti deve fare i conti con la propria coscienza», avrebbe scritto il giovane nella sua ultima lettera. Sul posto sono intervenuti gli uomini del commissariato San Lorenzo, che per il momento non ipotizzano che il 21enne abbia subito vessazioni e non fanno ipotesi sulle motivazioni del gesto.

Se fossero confermate le motivazioni del gesto, scrive il Corriere della sera, si tratterebbe della terza tragedia, in dodici mesi, che vede come protagonista un giovane omosessuale nella Capitale.

A novembre scorso un quindicenne, studente del liceo scientifico Cavour, si era tolto la vita legandosi una sciarpa intorno al collo.

Questa estate stessa tragedia in un palazzo in zona Torraccia: «Sono omosessuale, nessuno capisce il mio dramma» aveva scritto un quattordicenne prima di suicidarsi gettandosi dal terrazzo di casa.

A maggio scorso, invece uno studente di 16 anni, di origini romene, si era gettato durante la ricreazione da una finestra del terzo piano dell’istituto tecnico che frequenta nella capitale, in zona Marconi. Fortunatamente una auto aveva attutito il colpo e il ragazzo si era fratturato solo le caviglie.

«DATO ALLARMANTE, CI PENSA UNO SU DIECI» - «Il suicidio del ragazzo di 21 anni a Roma è un altro fatto tragico», ha detto Fabrizio Marrazzo, portavoce di Gay Center. «Aspettiamo di avere maggiori informazioni, ma se come si apprende si tratta di un ragazzo gay, siamo di fronte ad un ennesimo caso. I suicidi o i tentativi di suicidio di giovani omosessuali sono un dato allarmante. Alla nostra linea verde Gay Help Line 800.713.713 riceviamo 20 mila contatti l’anno e dai dati in nostro possesso risulta che un omosessuale su dieci nella sua vita ha pensato al suicidio. È ora di dire basta. Le istituzioni - ha concluso Marrazzo - diano una risposta urgente nella lotta all’omofobia e nell’allargare la sfera dei diritti gay».

MERCOLEDÌ MANIFESTAZIONE A ROMA - Dopo il suicidio del 21enne, il mondo gay si mobilita e scende in piazza a Roma per sollecitare il Parlamento ad approvare una legge contro l’omofobia. Lo farà mercoledì 30 ottobre, dalle 22, riunendosi nella cosiddetta Gay Street di Roma, in via di San Giovanni in Laterano. «Dopo il terzo caso di questo tipo avvenuto a Roma negli ultimi mesi vogliamo richiamare l’attenzione delle istituzioni, della società, della scuola e del Parlamento che ancora non ha approvato una legge contro l’omofobia degna di questo nome. - conclude Fabrizio Marrazzo - Mercoledì 30 ottobre organizzeremo una mobilitazione come momento di raccoglimento e di riflessione proprio per dire basta all’omofobia e alla trans-fobia».


 

domenica 27 ottobre 2013

Roma: ragazzo 21enne si toglie la vita. Il mondo gay si mobilita, in 2 ore.!


(ANSA) - ROMA, 27 OTT - 17:13 - Un giovane di 21 anni si è tolto la vita lanciandosi la scorsa notte dall'undicesimo piano di un palazzo a Roma, nel comprensorio Pantanella, in via Casilina. Il giovane ha lasciato una lettera nella quale ha detto di essere gay: "l'Italia è un Paese libero ma esiste l'omofobia e chi ha questi atteggiamenti deve fare i conti con la propria coscienza"Gli agenti del commissariato di San Lorenzo che stanno eseguendo le indagini, per il momento non ipotizzano vessazioni subite dal 21enne.

Ulteriori notizie riferiscono: <<sembra che nessuno sapesse che fosse gay, ne amici ne familiari, compresi i genitori>>.

(ANSA) - ROMA, 27 OTT - 19:24 - Dopo il suicidio del 21enne, il mondo gay si mobilita e scende in piazza a Roma per sollecitare il parlamento ad approvare una legge contro l'omofobia. Lo farà mercoledì prossimo nella Gay Street, in via di San Giovanni in Laterano. Lo ha annunciato il portavoce del Gay Center Fabrizio Marrazzo. Intanto la consigliera capitolina Imma Battaglia ed esponente di spicco di mondo gay della Capitale chiede al sindaco Marino "di far sventolare nella piazza del Campidoglio la bandiera Rainbow".

Era uno studente universitario che viveva con i genitori Simone D., il giovane di 21 anni che sabato notte si è tolto la vita dopo aver lasciato una lettera in cui parlava di omofobia.  Gli investigatori stanno tentando di capire se il giovane, che si è suicidato lanciandosi dall’undicesimo piano di un palazzo a qualche chilometro da casa sua, avesse incontrato qualcuno dopo essere uscito di casa. 

Il gesto estremo di Simone è il terzo caso in un anno a Roma.

Nel novembre del 2012 uno studente liceale di 15 anni si era ucciso impiccandosi con una sciarpa in casa.

Nel maggio scorso uno studente romeno di 16 anni si era buttato dalla finestra dell’istituto tecnico che frequentava in zona Marconi, è stato salvato da un’auto che ha attutito l’impatto.

Quest’estate un ragazzino di 14 anni si era suicidato buttandosi dal terrazzo condominiale in zona Torraccia. Aveva lasciato dei messaggi in cui scriveva “Sono omosessuale, nessuno capisce il mio dramma e non so come farlo accettare alla mia famiglia”.


Quindi, in circa 2 ore e 15 minuti, il mondo gay cavalca l’onda strumentalizzando questo suicidio, per ottenere una legge “fantasma” sull'omofobia.
Mentre il popolo dei lavoratori, dell’industria, della piccola e grande impresa, rimane impassibile di fronte agli oltre 200 suicidi, operati per colpa dell’inetto esecutivo, Banche, Equitalia e un potere sinistro che sta svendendo l’Italia con tutti gli italiani.

Lavoro: sinistrati gli italiani, giochi di potere e bandi di concorso per soli stranieri

 
Come sappiamo, l’art.3 della Costituzione bandisce qualsiasi discriminazione fra cittadini.

Ora, mettiamo da parte per un istante (ma solo per un istante) il canone giuridico d’inclusione di ogni “terrestre sapiens” all’interno della cittadinanza italiana, e riferiamoci soltanto ai canoni di “persona” e di “aspirante tirocinante”.  Bene, qui abbiamo un bando di concorso on line riguardante due notissime testate giornalistiche - ben localizzate politicamente - del quale appaiono due differenti versioni:
una va riferita al sito “Comunicazione Lavoro” (link);

l’altra è direttamente il PDF dell’A.N.S.I. intitolato “Tirocini presso redazioni giornalistiche per giovani di origine straniera” (link).  Allora, due sono le nostre osservazioni in merito: la prima è di carattere logico e si riferisce al fatto che si cerchino “stranieri” non attraverso un comprensibile discrimen tecnico votato alla tipologia d’una mansione, come ad esempio varrebbe per un interprete madrelingua o per un cuoco di cucina etnica, ma li si cerca in forza d’una vaga esigenza di stampo “interculturale”; e allora non si capisce bene perché escludere cittadini italiani da una mansione così generica: cos’avrebbe un cittadino italiano meno d’un eritreo, d’un eschimese, o di un rom per trattare materie “interculturali”?!

L’altra osservazione è di carattere formale: sul primo link, infatti, lo status di “migrante” o di “figlio di stranieri” è segnalato come requisito fondamentale all‘ammissione al bando; elemento che oltre che discriminatorio verso gli italiani, sarebbe sciocco, vacuo, in quanto non dirimente di competenze specifiche, ma solo di un‘appartenenza etnica tale da renderlo persino illegale.

Sul secondo link, invece, e cioè quello ufficiale del bando, tale requisito sarebbe solo “indicato”, ma, furbescamente, non comparirebbe fra quelli essenziali, sebbene i toni e la dicitura del bando non lascino dubbi rispetto alla palpabilità o meno dei destinatari dello stesso:  “l’obiettivo è quello di offrire a giovani giornalisti/e o aspiranti tali l’opportunità di operare a contatto con professionisti dell’informazione, di conoscere da vicino il lavoro di redazione e di apprendere i processi e le modalità che caratterizzano il mondo mediatico, con una particolare attenzione al web e ai new media”.

Ebbene, in che modo un cittadino italiano tutto questo dovrebbe farlo meno bene d’uno straniero non è dato a sapersi!

In conclusione, qui non stiamo facendo il gioco delle tre carte: i signorini qui sopra sanno benissimo che il campo è minato, e che bisogna misurare bene le parole quando si tratta di scrivere norme e bandi, anzitutto perché il rischio che gli italiani scoprano il grande gioco di "oscura magia"  mondialista impiantato a loro danno è sempre più elevato, e poi perché i segugi d’ingiustizie a danno dei connazionali (come Noi) sono sempre in agguato, pronti a denunciare i misfatti di chi oramai, è chiarissimo, mira soltanto a sostituirci fisicamente per completare l’espianto culturale indispensabile a costruire un colossale ovile low-cost.  Perlomeno rendiamoglielo difficile!

Fonte

ALLARME..!! Scomparsa la 14enne Giada Planamente.

Giada Planamente
Nel pomeriggio del 25 ottobre u.s., è stata denunciata la scomparsa di una ragazzina di 14 anni: Giada Planamente, abitante a Pompeiana (Imperia).

E' stata data per scomparsa, nel tardo pomeriggio del 25 ottobre, dai genitori, che non hanno avuto più sue notizie. La ragazza è stata vista per l’ultima volta ad Arma di Taggia, dove avrebbe dovuto prendere la corriera per recarsi a scuola a Sanremo.

Da allora non ha più dato notizie di sé.  Giada è alta un metro e 60 centimetri, di corporatura magra, ha capelli lunghi biondi. Al momento dell’allontanamento indossava jeans “Lewis”, scarpe da ginnastica di colore grigio marca “Nike”, una felpa di colore rosa ed un giubbotto di colore bordeaux marca “North sails”.

Chiunque abbia notizie utili al suo rintraccio è invitato a contattare immediatamente il 113.

 
 

venerdì 25 ottobre 2013

LONDRA: Francesco come Joele, pestato a sangue da 5 giovani.

Francesco Hounye

 Dopo l'uccisione dell'italiano Joele Leotta nel Kent, si apprende da affaritaliani, di un'altra aggressione in Inghilterra, a Londra, ai danni di uno studente straniero. Il Times riferisce che una "ronda islamica" nelle vie di Whitechapel, quartiere nell'est della capitale, ha preso di mira uno studente americano di 22 anni, Francesco Hounye.

Il ragazzo è stato pestato da cinque giovani asiatici membri di una gang perché stava bevendo una bottiglia di birra, andando contro quindi al divieto agli alcolici previsto dalla religione musulmana. Il fatto è avvenuto il 17 giugno ma i particolari sono stati rivelati solo ora. I giornali britannici hanno pubblicato le foto del giovane, che avrebbe origini italiane, col volto insanguinato e tumefatto, mentre la polizia della capitale ha diffuso un video ripreso dalle telecamere a circuito chiuso in cui si vedono i membri della gang avventarsi sullo studente, anch'egli arrivato da pochi giorni nel Regno Unito.

Nel filmato si vede uno degli aggressori prendere la bottiglia di Hounye e rompergliela sulla fronte, provocando una profonda ferita, tanto che in ospedale sono stati necessari 23 punti di sutura. Scotland Yard sta ancora cercando i cinque assalitori. Nella zona di Whitechapel si aggirano da qualche tempo alcune "ronde islamiche", formate da giovani soprattutto della comunità asiatica, che aggrediscono quanti bevono in strada, chi viene ritenuto omosessuale e le ragazze vestite in maniera succinta. "Dopo ciò che è successo - dice ora Hounye - ho molta paura ad uscire per le vie di Londra. Non so se continuare i miei studi qui dopo questo incidente e porterò per sempre sul mio volto i segni di questa aggressione".   Video >>

giovedì 24 ottobre 2013

RUSSIA: Mosca diventa l’ottava potenza, Italia fuori dal G8. Ma è davvero così?

Su Repubblica un titolo ad effetto: ”L’Italia non è più tra gli otto grandi, superata dalla Russia”. Un titolo ripreso anche da altre testate, sul web è persino possibile leggere “Italia fuori dal G8, superata dalla Russia“. Ma è davvero così? Secondo l’articolo di Repubblica, la Russia entra tra gli otto grandi della terra. E lo fa ai danni dell’Italia che scende al nono posto per prodotto interno lordo. In un ipotetico G8 basato sul solo Pil l’Italia resterebbe alla porta, già superata dal Brasile, nel 2000, e dalla Cina nel 2010. Ma il Pil non è l’unico dato su cui misurare la ricchezza di un paese. E soprattutto non c’entra col G8.
 
Secondo eastjournal, il G8, forum dei governi delle otto principali potenze del pianeta, non misura più i suoi membri in base al Pil, quello che conta è la ricchezza finanziaria. E quella russa non è significativa, anzi Mosca – che pure è membro del club degli “otto grandi” – dovrebbe lasciar spazio a Pechino che in termini di Pil e di ricchezza finanziaria la supera nettamente. Allora perché la Cina non è parte del G8? Perché, oltre ai criteri misurabili di Pil e ricchezza finanziaria netta, c’è un parametro politico e ideologico cui bisogna rispondere: la Cina è esclusa perché “non piace” e nel salotto buono dei paesi ricchi non ci entri se non condividi i cosiddetti valori occidentali. La Russia, in virtù della sua crescente potenza militare e influenza politica, è stata invitata nel club dei grandi mentre altre “potenze” ne sono state escluse. L’Italia, quindi, continuerà a far parte del G8 sia perché la Russia, che l’ha scalzata nel Pil, è anch’essa parte del forum (come sarebbe possibile un’esclusione quindi?), sia perché gli “otto grandi” non sono gli otto più grandi. Il G8 è un club privato di grandi potenze, non ci si entra “per merito” ma per scelta dei membri. Nulla di più balzano dire che l’Italia è fuori dal G8, semmai si può dire che non è tra le otto potenze economiche mondiali. E sai che novità.
 
E poi, se proprio dobbiamo guardare a chi sono i più grandi del mondo, non c’è solo il Pil o la ricchezza finanziaria. Un indice che in economia ha sempre più peso per stabilire la “potenza” degli stati è l’ISU, indice di sviluppo umano (in inglese: HDI-Human Development Index). Tale indice misura lo sviluppo dei vari paesi tenendo conto dei diversi tassi di aspettativa di vita, istruzione e reddito nazionale lordo procapite. In base a questo indice gli otto più grandi sono, nell’ordine, Norvegia, Australia, Stati Uniti, Olanda, Germania, Nuova Zelanda, Irlanda e Svezia. Di questi solo Stati Uniti e Germania sono membri del forum G8. L’Italia è 25sima e la Russia è fuori dai primi cinquanta.
 
I più progressisti guardano poi anche a un altro indice, l’ Indice di benessere economico sostenibile (in inglese: Index of Sustainable Economic Welfare o ISEW) che oltre alla ricchezza prodotta tiene conto della distribuzione del reddito, del deperimento delle risorse naturali e delle perdite economiche dovute al degradamento dell’ambiente, valorizzando il tempo libero (che ha un proprio valore economico), il lavoro domestico non pagato, gli investimenti in ricerca e sanità. Da questo indice deriva il Genuine Progress Indicator (GPI), detto anche ”indice di progresso effettivo” che accanto al Pil misura i costi del degrado ambientale, del crimine, dell’inquinamento e i “guadagni” delle buone politiche ambientali e sociali. Il GPI ha dimostrato come, fino agli anni settanta, crescita del Pil e “progresso effettivo” siano andati di pari passo mentre negli ultimi trent’anni la forbice tra i due valori si sia allargata, specialmente in Europa.
 
Quindi se la Russia supera l’Italia nel Pil, una reale classifica dovrebbe tenere conto di altri criteri. Poiché non si è grandi solo per ricchezza o potenza militare. Ma anche per benessere e possibilità di futuro. Un futuro migliore che si possa realizzare “in potenza”, appunto.
 
 

Nord africano violenta assistente sociale dopo festa multi-etnica: arrestato grazie alle telecamere


REGGIO EMILIA - Ha violentato un'assistente socio assistenziale trentenne dopo una festa multietnica organizzata dal comune di Reggio Emilia, nella zona della stazione. Ieri, a quattro mesi dal fatto, gli investigatori della squadra mobile, diretti da Domenico De Iesu, hanno arrestato a Rapallo il presunto responsabile. Si tratta di Buojemaa Es Sahly, 32 anni, nordafricano clandestino e senza fissa dimora. Il fatto il 16 giugno scorso. La ragazza insieme al fidanzato aveva partecipato alla festa multietnica. Qui ha conosciuto il nordafricano e hanno cominciato a chiacchierare perché avevano un amico in comune.

Verso le 2 di notte, il nordafricano ha invitato lei e il fidanzato a fermarsi a dormire nella sua abitazione. Loro hanno acconsentito seguendo lo straniero che li ha però portati nell'ex comando della polizia municipale, ora abbandonato, che all'epoca era occupato da immigrati. Qui è arrivato un amico dell'immigrato con una spranga e un coltello. Ha minacciato il fidanzato, facendo in modo che il 32enne potesse restare solo con la ragazza. L'ha portata in una stanza e l'ha violentata. Non appena ha potuto, il fidanzato ha chiamato la polizia.

Il nordafricano è scappato, mentre la trentenne è stata portata in ospedale dove i medici le hanno diagnosticato 30 giorni di prognosi. Grazie anche alle telecamere di videosorveglianza del Comune, la polizia ha individuato il presunto responsabile che nel frattempo si è allontanato da Reggio Emilia. Nei suoi confronti è stata emessa un'ordinanza di custodia cautelare che ieri è stata eseguita. Ora l'uomo si trova in carcere a Genova.


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mercoledì 23 ottobre 2013

"Rubi il lavoro agli inglesi". Italiano di 19 anni ammazzato di botte

 
*NOTIZIA FLASH delle ore 12:30

Aveva scritto domenica l'ultimo post su Facebook. Per raccontare la sua nuova avventura inglese.

E invece è stato ucciso la sera stessa a 19 anni, perché italiano.

E' successo a Maidstone, capitale del Kent (a circa 51 km da Londra). La vittima, Joele Leotta, di Nibionno, in provincia di Lecco, è stato massacrato di botte nell'appartamento in cui risiedeva da circa 10 giorni, dopo essersi trasferito per un periodo di studio e lavoro in Gran Bretagna.

"italiani di m..... ci rubate il lavoro", sarebbe stata la frase pronunciata dagli assassini di Joele, otto ragazzi (probabilmente inglesi) fra i 21 e i 25 anni.

Joele, insieme a un amico, Alex Galbiati, anche lui del Lecchese, da alcuni giorni si era trasferito nell'appartamento di Maidstone e aveva iniziato a lavorare in un ristorante della zona. Come racconta il quotidiano "Il Giorno", proprio qui sarebbe iniziata nella serata di domenica la lite che ha avuto il suo epilogo con la spedizione nell'appartamento dei ragazzi: alcuni clienti avrebbero infatti più volte importunato i due ragazzi, accusandoli di aver occupato il letto di un loro connazionale e di rubare il lavoro ai sudditi di Sua Maestà.

IL MASSACRO - La discussione sembrava terminata, ma dopo la fine del turno, quando i due lecchesi stavano per andare a letto, nel loro appartamento hanno fatto irruzione gli otto "ingelesi" e li hanno picchiati a sangue. Joele è morto poco dopo l'arrivo in ospedale, Alex, nonostante le numerose ferite, sarebbe fuori pericolo.

La polizia inglese ha arrestato gli otto presunti colpevoli: sette sono stati fermati subito dopo la spedizione punitiva, mentre stavano per cenare in un ristorante.
Fonte: affaritaliani.it

AGGIORNAMENTO - ore 14:30
 
( ANSA ) - Milano , 23 ott - 14:30 - La polizia che sta indagando sull'omicidio di Joele Leotta e l'aggressione dell'amico Alex Galbiati, ha dichiarato che  sono sette gli uomini arrestati per l'omicidio dell'italiano, che lavora in un ristorante in Gran Bretagna; non erano inglesi.

Il movente per l'uccisione di Joele Leotta , rimane poco chiaro, come i rapporti iniziali hanno detto, è stato accusato di rubare il lavoro e per questo, è stato attaccato: "Sono di nazionalità straniera, non inglese" ha detto la polizia, dei sospetti, e ancora "Non stiamo trattando l'incidente come sfondo razziale".

Leotta è morto dopo essere stato preso a calci e pugni da un gruppo di uomini di età compresa tra 21 e 45 anni, all'interno del suo appartamento nella città di Maidstone, nella contea del Kent.

Inizialmente, nove uomini sono stati presi in custodia , ma due sono stati poi rilasciati. "Non si può  parlare di un movente razziale; l'inchiesta per determinare cosa sia realmente successo, è ancora in corso", questo, il portavoce della polizia Richard Allan, ha detto all'ANSA.

Leotta , che sembra sia anche stato pugnalato nell'attacco, si era recato da Nibionno (Lecco), in Inghilterra, appena 10 giorni prima del tragico evento, per imparare l'inglese e trovare lavoro. Un amico della vittima Alex Galbiati, ha subito lesioni al collo, alla testa e alla schiena, che non minacciano la sua vita. Le autorità dicono che Alex, è in cura in ospedale. La famiglia di Leotta, informata dell'uccisione del figlio il Lunedi, si è recata a Kent. Sul posto saranno assistiti dal Console Generale d'Italia a Londra, Massimiliano Mazzanti, il quale ha detto all'ANSA che sta seguendo da vicino il caso.
 
Al momento si sconosce la nazionalità degli aggressori, omicidi.
 
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MI CHIEDO: Perchè un fatto così grave occorso nella giornata di domenica 20 c.m., è stato reso noto alla/dalla stampa, solo oggi?  Perché non vogliono che sia resa nota la nazionalità degli aggressori omicidi?  Quali provvedimenti in merito sta operando il console generale d'Italia a Londra, per mezzo anche del governo italiano, per addivenire ai reali fatti e agli assassini?

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AGGIORNAMENTO - ore 18:51

Giovane italiano, Joele Leotta di 19 anni,  aggredito, è stato picchiato a morte in Inghilterra, sono nove i fermati e sono tutti di origine lituana;  sette sono stati trattenuti, mentre due sono stati lasciati liberi su cauzione.  Inizialmente si era pensato a un omicidio a sfondo razziale ( “italiani di m... , ci rubate il lavoro ), ma poi l’ipotesi è tramontata.

Un altro ragazzo italiano, Alex Galbiati, che con Joele divideva la stanza, ha subito lesioni durante l’aggressione ma è fuori pericolo. Intanto la famiglia del giovane italiano rimasto vittima dell’aggressione è giunta nel Paese ed è assistita dal personale del consolato.  

L’incrocio sulla strada, qualche parola di troppo , figlia di troppo alcool ( o droga chissà) e l’inseguimento poi fino a casa, dove è stato picchiato a morte: è morto così un giovane di 19 anni Joele Leotta, di Nibionno (Lecco), da poco trasferitosi in Inghilterra per lavoro.

IL SINDACO - Il sindaco di Nibionno, Claudio Usuelli, parla di «comunità sconvolta» dall’omicidio di Joele Leotta. Usuelli racconta che, da quanto ha appreso da «fonti qualificate», le nove persone che avevano aggredito Joele e il suo amico «hanno sfondato la porta della loro camera, avrebbero in ogni caso urlato: italiani di m..., ci rubate il lavoro». Usuelli ha annunciato che quando sarà resa nota la data del funerale «proclameremo il lutto cittadino, perché è una tragedia».
 
LA LITE IN STRADA - Il giovane aveva trovato lavoro in un ristorante italiano a poca distanza dal luogo in cui è stato ucciso. I presunti assassini, dopo averlo insultato, l’avrebbero inseguito fino all’appartamento occupato da Joele e da all’altro amico, Alex, di Molteno, e poi li avrebbero aggrediti e massacrati di botte. Trasportato in ospedale Joele è deceduto poco dopo il ricovero, mentre l’amico è risultato dunque fuori pericolo. Sgomento tra parenti e amici che hanno appreso la notizia in Italia. Numerosi i messaggi lasciati sulla sua bacheca Facebook da amici e conoscenti.
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AGGIORNAMENTO - ore 22:28

Ragazzo ucciso in Gb: 4 lituani indagati 
Quattro uomini di nazionalità lituana sono stati indagati per l'omicidio di Joele Leotta, italiano di 19 anni, ucciso a Maidstone, nel Kent. Lo riferisce la Polizia locale.

"Sono di nazionalità straniera, non inglesi" le persone che rimangono in stato di arresto per l'aggressione nel Kent in cui è stato ucciso il giovane di Lecco, Joele Leotta. Lo ha riferito all'ANSA la polizia del Kent. "Non stiamo trattando l'episodio come un incidente a sfondo razziale", ha detto un portavoce della polizia.  L'altro ragazzo aggredito, Alex Galbiati, intanto è stato dimesso dall'ospedale.

IL CONSOLE: aspettiamo di capire i fatti  - "Sono in corso le indagini di polizia e siamo in attesa di capire esattamente cosa sia accaduto" in merito all'aggressione nel Kent in cui un ragazzo di Lecco, Joele Leotta, è rimasto ucciso e un secondo ha riportato lesioni ma è fuori pericolo. Lo ha detto all'ANSA il console generale d'Italia a Londra, Massimiliano Mazzanti, che sta seguendo da vicino la vicenda. Confermando che i responsabili sono in stato di fermo, il console ha sottolineato che non sono stati diffusi dettagli sulla loro età o nazionalità: "Aspettiamo di conoscere lo svolgimento dei fatti, fino a quel momento ogni ricostruzione è illatoria", ha ribadito.
Intanto la famiglia del giovane italiano rimasto vittima dell'aggressione è giunta nel Paese ed è costantemente assistita dal personale del Consolato.
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23 ottobre 2013 | 22:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA
 


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