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mercoledì 4 dicembre 2013

Stato-Mafia. Riina: nuove minacce al pm Di Matteo


Palermo, 3 dic. - Il boss Totò Riina torna a minacciare il pm Nino Di Matteo.  Le nuove minacce registrate dalle cimici sono state trasmesse ai pm di Caltanissetta.

Mafioso corleonese - Totò Riina
"L’ira del corleonese Totò Riina che dal carcere di Opera qualche giorno fa aveva gridato: "Di Matteo deve morire. E con lui tutti i pm della trattativa, mi stanno facendo impazzire", sfogandosi con un detenuto, dopo aver assistito all’ultima udienza del processo sulla trattativa Stato-mafia, che si svolge a Palermo . "Quelli lì devono morire, fosse l'ultima cosa che faccio", aveva urlato il capo di Cosa nostra a un compagno di carcere. Minacce che non sono sfuggite a un agente della polizia penitenziaria, come ha riportato La Repubblica. Riina ce l’ha con tutti, anche con l'aggiunto Vittorio Teresi e i pm Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia. Il Comitato per l’ordine e la sicurezza, in merito, si è riunito per valutare la possibilità di trasferire Di Matteo e la sua famiglia in un'altra località. Ma avrebbe deciso di chiedere al ministero dell'Interno un rafforzamento delle misure di sicurezza. Riina tra l’altro avrebbe anche parlato di “uno che era a Caltanissetta e adesso è a Palermo, uno che si dà un gran da fare”, riferendosi probabilmente all'attuale procuratore di Palermo Roberto Scarpinato. A Caltanissetta, infatti, il pm si è occupato della revisione del processo per la strage di via D’Amelio, puntando il dito contro gli uomini più vicini a Riina."

Gli episodi recenti di cui è stato protagonista il boss, che neanche le sbarre riescono a fermare vengono di nuovo ribaditi.

Ieri il boss Totò Riina sarebbe tornato a minacciare il pm palermitano Nino Di Matteo. Dopo le “esternazioni” contro il magistrato che indaga sulla trattativa Stato-mafia, fatte da Riina durante la socialità in carcere a un mafioso della Sacra Corona Unita, il padrino di Corleone scrive l'Ansa, avrebbe ancora una volta preso di mira Di Matteo.
 
Le nuove minacce sono state registrate dalle cimici piazzate dagli investigatori che intercettano il capomafia e sarebbero state trasmesse ai pm di Caltanissetta che indagano sulle intimidazioni subite dai magistrati palermitani. Il particolare è emerso durante la riunione del Comitato nazionale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica che si è tenuto a Palermo, alla presenza del ministro dell’Interno Angelino Alfano ai capi delle Procure di Palermo e Caltanissetta, Francesco Messineo e Sergio Lari, al capo della polizia Alessandro Pansa e ai comandanti generali dei carabinieri e della Finanza, Leonardo Gallitelli e Saverio Capolupo.
 
In particolare si è discusso della possibilità di dotare la scorta di Di Matteo del bomb jammer, un’apparecchiatura che blocca tra l’altro dispositivi come telecomandi a distanza che potrebbero essere usati per attentati. La dotazione del bomb jammer è stata subordinata all’accertamento che non sia dannoso per la salute di chi lo usa e dei soggetti che vengono a contatto con esso.
 
“Abbiamo lavorato più di tre ore a Palermo con i magistrati ed è venuto fuori che potrebbe esserci la tentazione di una ripresa di una stagione stragista. Noi stiamo dalla parte dei magistrati che combattono la mafia e ogni attentato possibile alla loro vita è un attentato allo Stato. Ma lo Stato è più forte di chi lo vuole abbattere”. Lo ribadisce il vicepremier Angelino Alfano in un’intervista a Ballarò. E sottolinea: “Utilizzeremo tutti i mezzi a nostra disposizione”.
 
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